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venerdì 5 marzo 2010

23 marzo 1980 - Il calcio-scommesse in Italia.

Il giorno che il pallone andò in galera...


C'è una data e un'ora: le cin­que della sera di domenica 23 marzo 1980. Quel gior­no, in quel preciso momento, il calcio italiano - con le sue storie, i suoi ricordi, la sua retorica e i suoi campioni - fu sbattuto in ga­lera. Quando i carabinieri, alle cinque della sera, si presentarono nei principali stadi della Serie A per ammanettare - sì, amma­nettare - alcuni tra i più famosi calciatori di Serie A, fu chiaro a tutti che quello non era uno scan­dalo come gli altri. Era, per mol­ti italiani, la fine – dolorosa - di una passione: la scoperta di un tradimento. La conferma di un sospetto al quale noti si voleva credere: non si trattava più di una partita truccata, ma di un incredi­bile intreccio di combine che coinvolgeva mezza Serie A. Una farsa: ecco cos'era diventato il gioco che da ottant'anni riempi­va le domeniche degli italiani. Storie di Calcio • email info@storiedicalcio.itCattaneo (Avellino)Di Somma (Avellino)Savoldi (Bologna)Zinetti (Bologna)Wilson (Lazio)Albertosi (Milan)Rossi (Perugia)Girardi (Genoa)L'irruzione dei carabinieri negli stadi non fu un fulmine a ciel se­reno: tre settimane prima, il 1° marzo, la Procura della Repub­blica di Roma aveva messo a verbale la confessione fiume di Massimo Cruciani, l'uomo che aveva dato corpo a bisbiglìi sem­pre più inquietanti. Cruciani è un commerciante di frutta romano sull'orlo di una crisi di nervi (e del tracollo economico). Al ma­gistrato racconta che le sue di­sgrazie hanno avuto inizio quan­do tale Alvaro Trinca, proprieta­rio del ristorante Le Lampare, gli ha presentato alcuni dei suoi clienti eccellenti: i calciatori del­la Lazio Wilson, Manfredonia, Giordano e Cacciatori. Per Cruciani fu facile fare amicizia, anche a causa - confessa - «del mio interesse per il calcio e per le scommesse, clandestine e non, che ruotano intorno al mondo del pallone, i quattro giocatori, in proposito, mi dissero chiaramente che era possibile "trucca­re" i risultati delle partite, con il che, ovviamente, scommettendo nel sicuro. Accettai l'idea e deci­si di intraprendere una serie di attività di gioco d'accordo con ì suddetti giocatori e gli altri che, a volta a volta, come mi si disse, si sarebbero dichiarati disponì­bili». Il giochino è semplice: i calciatori prendono accordi con colleghi di altre squadre per ag­giustare la tal partita, Cruciani punta, anche per conto loro, una bella somma al totonero e alla fi­ne ci si spartisce il gruzzolo. Fa­cile, no?

Un gioco pericoloso
Eppure, il racconto di Cruciani prende subito una piega vaga­mente kafkiana: «Iniziò così, per me, una vera e propria odissea che mi ha praticamente ridotto sul lastrico ed esposto a una se­rie preoccupante di intimidazio­ni e minacce». Che cosa era successo? Che all'improvviso il complice era diventato la vitti­ma della cosca del pallone, re­stando intrappolato in una morsa sempre più asfissiante. «Presi contatti con il giocatore del Palermo Magherini per combinare il risultato della partita Taranto-Palermo», racconta Cruciani. Che viene pregato di giocare, per conto dello stesso Magherini, 10 milioni sul pari. Altri 10 milioni sono da girare a due giocatori del Taranto per "ratificare" l'accor­do. E siamo a meno 20. Poi i 160 milioni che Cruciani scommette per conto suo e di altri amici sul­la stessa partita. E se il pareggio sicuro non fosse poi così sconta­to? Infatti: «Contrariamente ai patti», sospira il povero Crucia­ni, «vinse il Palermo». E figurar­si se il gentleman Magherini rifonda l'amico dei 20 milioni anticipati. Risultato: meno 180. Per sdebitarsi, però, il giocatrore del Palermo offre un'altra dritta sicura: la vittoria del Vicenza sul Lecce abbinata a quella del Milan sulla Lazio.
Non c'è bisogno di andare oltre: Cruciani per rientrare continua ad anticipare i soldi delle puntate e le somme destinate alle squa­dre compiacenti, mentre il "giro" si allarga sempre di più. Ma ca­pita troppo spesso che qualcosa vada storto: il debito aumenta e, poiché i signori calciatori non hanno alcuna intenzione di met­tere mano al portafogli, si rende necessaria una nuova scommes­sa. Cosi via, finché il povero Cruciani - ormai rovinato da perdite di «centinaia e centinaia di milioni» e minacciato sempre più insistentemente dagli allibra­tori clandestini, fa l'unica cosa che gli è rimasta da fare: denun­ciare tutto all'autorità giudizia­ria.

Dal campo al carcere
Una volta che si è deciso al gran­de passo, l'esasperato commer­ciante non salva nessuno. È una bomba: tra le squadre coinvolte, ci sono anche Avellino, Ge­noa, Bologna, Juventus, Pe­rugia e Napo­li. Tra i gioca­tori, il fior fio­re della Serie A: Savoldi, Zinetti, Co­lomba, Dossena e Petrini del Bologna, Agostinelli e Damiani del Napoli, Paolo Rossi, Casarsa e Della Martira del Perugia, Gi­rardi del Ge­noa.S. Pellegrini (Bari)Colomba (Bologna)Cacciatori (Lazio)Garlaschelli (Lazio)G. Morini (Milan)Agostinelli (Napoli)Merlo (Lecce)Magherini (Palermo)La Galleria degli orrori: tutti coinvolti nel vortice del calcio-scommesseLa notizia è sconvolgente, ma subito c'è chi contrattac­ca: sarà poi tutto vero?
«Verissimo», ammette in una clamorosa intervista a Repubblica il giocatore della Lazio Montesi, che poi però, di fronte alla reazione isterica del cosid­detto entourage, si rimangia tut­to.
Anche Cruciani e Trinca (il ri­storatore) fanno incredibilmente marcia indietro, al punto che gli stessi avvocati, stizziti, li pianta­no in asso. Ormai però non è più possibile ritrattare: il 9 marzo Trinca viene arrestato con l'ac­cusa di truffa, tre giorni dopo si costituisce anche Cruciani verso il quale era stato spiccato un mandato di cattura. Intanto tutti i calciatori chiamati in causa dalla prima confessione del commer­ciante vengono raggiunti da un ordine di comparizione. È in questo frangente che si colloca l'incredibile domenica delle manette. All'Adriatico di Pesca­ra, la Lazio ha appena perso 2-0, quando all'uscita degli spogliatoi vengono arrestati in un colpo so­lo Cacciatori, Wilson, Giorda­no e Manfredonia. Nello stesso momento a San Siro, dopo Milan-Torino, vengono bloccati Albertosi e Giorgio Morini, men­tre a Roma analogo destino tocca ai perugini Della Martira, Zec­chini e Casarsa. Insieme a loro, finiscono a Regina Coeli Pelle­grini dell'Avellino, Magherini del Palermo, Merlo del Lecce e Girardi del Genoa. E sono tan­tissimi i giocatori invitati a pre­sentarsi per accertamenti: tra questi, Paolo Rossi, Dossena, Savoldi e Damiani.
È il crepuscolo degli dei, l'opi­nione pubblica è attonita, la Na­zionale (che sta preparando gli Europei di Roma) mutilata: pro­prio Rossi e Giordano avrebbero dovuto essere i cardini dell'attac­co azzurro.Le sentenze
Le inchieste - della magistratura ordinaria e di quella sportiva - sono lunghissime.
La prima sen­tenza definitiva è quella della CAF, che retrocede in Serie B il Milan e la Lazio e penalizza di cinque punti per il campionato successivo Avellino, Bologna e Perugia. Severe le squalifiche: il presidente del Milan, Felice Co­lombo, è inibito a vita, quello del Bologna, Tommaso Fabbretti, per un anno. E i giocatori?
Sei anni di squalifica per Pellegrini, cinque per Cacciatori e Della Martira, quattro per Albertosi, tre e mezzo per Petrini, Savoldi, Giordano e Manfredonia, tre per Wilson e Zecchini, due per Paolo Rossi.
E poi un anno e due mesi per Cordova, un anno per Morini, sei mesi per Chiodi, cinque per Negrisolo, quattro per Montesi, tre per Damiani e Colomba. Un'ecatombe, che fa il vuoto non solo in campo, ma anche e soprattutto sugli spalti. Il calcio perde di colpo la sua - già com­promessa - credibilità e solo la vittoria degli azzurri ai Mondiali spagnoli dell'82 riporterà l'entu­siasmo negli stadi. E la sentenza della magistratura odinaria? Arriva a dicembre inol­trato ed è per certi versi sorpren­dente: tutti i giocatori implicati nella vicenda vengono assolti «perché il fatto non sussiste». Solo una delle persone coinvolte nell'intrigo viene condannata (a una pena pecuniaria): Cruciani. E il cerchio si chiude...

(tratto da http://www.storiedicalcio.altervista.org/calcioscommesse_80.html )

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