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venerdì 5 marzo 2010

1987 - Caso EMPOLI

- 'SIAMO D' ACCORDO PER UN PAREGGIO' -


Repubblica — 18 giugno 1987 pagina 23 sezione: SPORT

TORINO (m.a.) - Luglio, mese di processi per il calcio. Dopo quello dell' anno scorso, quando sfilò davanti alla Disciplinare un bel gruppo di presidenti, manager, allenatori e calciatori, un nuovo processo si farà quest' anno, ai primi del mese. Questa volta non serviranno gli ampi saloni del "Quark Hotel", basterà una saletta perchè le squadre sono soltanto due: l' Empoli e la Triestina, come ci si attendeva dallo scorso novembre, quando una fuga di notizie portò alla conoscenza di due telefonate compromettenti, che la Procura di Trieste aveva inviato al sostituto procuratore di Torino, Giuseppe Marabotto, il magistrato che indaga sul Totonero. Con il tempo si conobbe nel dettaglio anche il contenuto delle conversazioni, che risalgono al 27 novembre e al 9 dicembre dell' 85. Giovanni Pinzani, a quel tempo presidente dell' Empoli, e il suo collega della Triestina, Raffaele De Riù, parlavano di una possibile spartizione di punti tra le loro squadre nel doppio confronto: il primo da giocare ad Empoli, il 1 dicembre, il secondo a Trieste, il 4 maggio dell' 86. Frasi inequivocabili, soprattutto alla luce delle spiegazioni fornite da Pinzani nell' interrogatorio davanti al p.m. triestino Olindo Drigani: "valutavamo il possibile atteggiamento delle rispettive squadre nell' incontro Empoli-Triestina della domenica successiva", "Il riferimento ai rispettivi direttori sportivi Bini e Piedimonte (che sono citati nelle telefonate, n.d.r.) sta a significare che l' eventuale contatto avrebbe dovuto intercorrere direttamente tra loro due", "Quando il De Riù mi dice: garantisco per il ritorno e "stai tranquillo" egli intende riferirsi alla partita del girone di ritorno" e così via, comprese le spiegazioni sulla seconda telefonata, quella in cui i due presidenti si interrogano su cosa può essere accaduto dal momento che il match non ha avuto l' esito sperato e l' Empoli lo ha vinto per 1-0, con tanti saluti all' accordo. Tra il testo delle telefonate e le ammissioni rese al magistrato di Trieste qualsiasi linea difensiva delle due società appare senza speranza adesso che il testo è diventato pubblico e l' Ufficio Indagini della Federcalcio se ne è appropriato. Da ieri infatti tutto il materiale è sul tavolo del dott. Consolato Labate, capo degli 007 federali, appena tornato da Palermo, dove ha affrontato quell' altro capitolo cristallino delle vicende pedatorie che è il "caso Matta". Finora Labate e i suoi collaboratori, tra i quali il magistrato torinese, Maurizio Laudi, avevano di Empoli-Triestina soltanto gli articoli apparsi sui giornali, con brani delle telefonate, e i verbali dell' interrogatorio di De Riù e Pinzani, i quali avevano negato ogni addebito agli inquirenti federali. A dar loro una mano, e qualcosa di più, è intervenuta la sentenza con la quale il capo dell' Ufficio Istruzione di Torino, Antonino Palaja, proscioglie Pinzani dall' accusa di "associazione per delinquere finalizzata all' organizzazione del Totonero". Il proscioglimento, che è scattato anche per alcuni calciatori coinvolti (Lorini, Massi, Cerilli, Chinellato, Ronco, Lopez, Cerone e Braghin), è rilevante sotto il profilo penale, ma per la giustizia sportiva è importante che Palaja abbia inserito nella sentenza i testi delle due telefonate e i brani dell' interrogatorio di Pinzani a Trieste: in questo modo importantissimi elementi di accusa sono stati sottratti al segreto istruttorio e ora gli inquirenti federali potranno usarli con pieno diritto. Anche la figura di Pinzani, nonostante il proscioglimento, non esce bene dalla vicenda. Il giudice torinese, come già Marabotto, lo descrive come uno scommettitore che investe nel Totonero "puntate per somme rilevanti in pronostici con risultati che Pinzani medesimo concorse a manovrare". Che succederà adesso? In pochi giorni l' inchiesta sarà chiusa, e si andrà al processo. Le sentenze della Caf, nell' agosto ' 86, hanno ingarbugliato ancora di più la situazione per quanto riguarda la condanna per gli illeciti, tentati o consumati. Empoli e Triestina potranno essere penalizzate per il prossimo campionato, se prevarrà il principio che i fatti accaduti nel campionato precedente non possono aver riflessi su quello appena concluso. E' accaduto al Cagliari l' anno scorso. Del resto le penalizzazioni, pur pesanti, di Lazio e Udinese, hanno introdotto il criterio per cui anche in casi molto gravi si può non essere retrocessi d' ufficio. C' è comunque una considerazione da fare: in questo caso si tratta di responsabilità diretta delle società, dal momento che il tentativo di "combine" è stato fatto dai presidenti. Inoltre le penalizzazioni hanno già dimostrato quali sconquassi possono creare in un campionato che risulta falsato in partenza. ORA RISCHIANO LA RETROCESSIONE PER Empoli e Triestina le speranze di evitare un processo sono davvero minime. Cosa rischiano? 1) Il processo davanti alla Disciplinare si terrà entro la prima metà di luglio. I precedenti dimostrano che quando si accerta una responsabilità diretta (non oggettiva) della società, questa viene punita con la retrocessione. Anche nell' ultimo scandalo, le società riconosciute direttamente responsabili sono state retrocesse, le altre penalizzate. In questo caso, l' Empoli scenderebbe in B (a vantaggio del Brescia, terz' ultimo classificato), la Triestina in C, (a vantaggio della squadra che si classificherà quart' ultima in B). 2) La Disciplinare e la Caf potrebbero anche optare per una penalizzazione (5 punti). La presunta combine, infatti, sarebbe stata concordata, non in questa stagione, ma un anno fa. Dunque non ha turbato in ogni caso la regolarità dell' ultimo campionato. 3) Per il presidente De Riù e l' ex Pinzani sono in arrivo pesanti squalifiche. Nel caso di Pinzani, l' inibizione varrà per il futuro.

(tratto da http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1987/06/18/siamo-accordo-per-un-pareggio.html )

- 1 agosto 1987 -

- UNA SENTENZA 'ANNUNCIATA' -

Repubblica — 01 agosto 1987 pagina 34 sezione: SPORT

ROMA - Empoli in A, Triestina in B; il verdetto della Caf ha confermato in pieno la sentenza di primo grado. Anzi, se possibile, l' ha scavalcata, assolvendo il general manager dell' Empoli, Silvano Bini, condannato in prima istanza a tre mesi di inibizione per omessa denuncia. Confermate invece le pene a carico dei due presidenti, De Riù e Pinzani - tre anni di inibizione - e dell' ex direttore sportivo della Triestina, Piedimonte, sospeso per tre mesi. La commissione d' appello si è riunita una manciata di minuti dopo la fine delle arringhe. In un primo tempo la sentenza era stata annunciata per questa mattina. Entrambi in camera di consiglio poco dopo le 19, i magistrati ne sono usciti un' ora e mezzo dopo. L' ex presidente della corte costituzionale, Livio Paladin, ha spiegato la sentenza: "Siamo fermamente dell' avviso che un reato non va qualificato per titolo formale, ma per l' oggettiva gravità. Si è trattato di un illecito tentato, senza alcuna conseguenza, come dimostra l' assoluzione di Bini. Non si tratta di una sentenza innovativa. Ci sono precedenti della stessa Caf riferiti alla sentenza dell' 80". Nella stessa riunione, la Caf ha ridotto da 3 a 2 i punti di penalizzazione del Fano. Le motivazioni della sentenza saranno pubblicate a fine agosto. ROMA - Il dibattimento non aveva offerto grosse novità. Cinquantacinque minuti di esposizione dura, motivata, puntigliosa: un replay corposo dell' arringa sostenuta nel processo di primo grado. Corrado De Biase, procuratore federale, parla a raffica, incentrando sulle eccezioni preliminari due terzi abbondanti del tempo a sua disposizione. Un monologo di quasi un' ora, poi la chiave di volta: "Per quanto riguarda l' appello, ho solo due raccomandazioni da fare. La prima è più che altro una dichiarazione d' intenti: la procura federale rappresenta la Federazione. E la Federazione vuole rimanere neutrale di fronte a questo maxispareggio. La seconda raccomandazione è di riservare lo stesso trattamento alle due società. Altrimenti la gente penserebbe a un' ingiustizia". Facce stupite. Da quando un pubblico ministero ricorre in appello per rimettersi alle decisioni della corte? Strana udienza, quella di ieri, strano appuntamento per verificare la legittimità della sentenza di primo grado per il caso Empoli-Triestina. Una prima verifica senza soddisfazione: rispetto ai nomi diffusi nella serata di giovedì, dal collegio giudicante mancano Mario Daniele e Elio Lemmo. Il primo ha avuto un lutto familiare, il secondo semplicemente non c' è. lui, il professor Lemmo, lo stesso che l' anno scorso aveva a sua volta lamentato il decesso di un congiunto per ufficializzare un forfait dalla giuria della Caf. Lemmo e Squillante (che fa parte dell' attuale commissione) si erano dissociati apertamente, un passo prima della sentenza di secondo grado che cancellava la retrocessione di Udinese e Lazio, trasformandola in pesanti penalizzazioni. Solo un' impressione, certo: il vago incedere di De Biase, le occhiate deluse dei legali, il piccolo grande vuoto dei primi giorni senza l' efficiente padrinato di Carraro, l' ottimistica linea di tendenza sancita dal lavoro dei sette saggi. Il tutto sotto gli occhi placidi, il largo sorriso dell' avvocato Chiusano, difensore del presidente della Triestina, De Riù. "Non si possono impartire sentenze come se il codice fosse una tavola aritmetica... Comunque abbiamo sentito il sintetico appello del procuratore federale De Biase. Io non voglio interpretare le sue parole, ma mi sembra che abbia voluto farci capire qualcosa... Se il procuratore stesso non ritiene ingiusta la sanzione di primo grado...". Insomma, un vero elogio del pubblico ministero, compiuto dal legale della difesa. Davvero una interpretazione quanto meno sportiva dei rapporti all' interno di un contraddittorio... Nei corridoi, davanti alla sala, i commenti sarcastici degli avvocati: "Sentendo delle arringhe così, otto righe di appello, c' è da stare tranquilli per le sorti degli imputati... Un giudizio tecnico? Diciamo che si rimettono alle decisioni della corte i più pigri fra i pubblici ministeri". Un' udienza atipica, arrampicata sulle maglie strette delle eccezioni difensive, per buona parte della giornata. Dopo la vistosa marcia indietro di De Biase, quasi che da Milano a Roma l' accusa si fosse sbriciolata in poche frasi leggere, le solite eccezioni respinte. Il resto è nell' arringa accorta di Frigo, in quella mirata, tecnica, solo apparentemente bonaria, di Siniscalchi. Entrambi i legali, intenti a dimostrare l' inadeguatezza della pena rispetto alla gravità del reato: per entrambi, ovviamente, la richiesta di retrocessione delle due società. Per la difesa, Lozzi, legale della Triestina: "Se anche c' era un inizio d' illecito, è stata la società stessa (ovvero Piedimonte, l' uomo che non ha dato seguito alle equivoche richieste di De Riù ndr) a non permettere che venisse messo in atto...". Dopo gli elogi di Chiusano, anche il legale di Pinzani, Lastraioli, cita a suo favore le parole di De Biase: "Lo stesso procuratore federale ha rifiutato certe asserzioni dell' accusa...". Le richieste della difesa hanno avuto tutte il breve arco che decorre fra l' assoluzione e la conferma della pena di primo grado. Poi la sentenza.

(tratto da http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1987/08/01/una-sentenza-annunciata.html)

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